I colori della Corea – “Obangsaek” (오방색)

Quanti di voi conoscono la parola obangsaek (오방색)?

Questo particolare vocabolo, che si può tradurre come colore delle cinque direzioni (hanja: 五方色), viene utilizzato in coreano per indicare lo spettro di colori utilizzato tradizionalmente in Corea. Le tinte che ne fanno parte sono: bianco, nero, blu, rosso e giallo.

Obangsaek (오방색) .

A questi colori sono stati attribuite nel tempo ulteriori caratteristiche. Per esempio ad ognuno di essi storicamente viene fatto corrispondere un punto cardinale e un elemento, unendo la teoria dei cinque elementi a quella dei cinque punti cardinali, entrambe di origine cinese. Penetrati profondamente nella cultura, i toni dell’obangsaek (오방색) sono stati associati anche a specifiche parti del corpo dalla medicina tradizionale. Si ha quindi questo risultato:

  • bianco – ovest – metallo – polmoni, intestino crasso
  • nero – nord – acqua – vescica, reni
  • blu – est – legno – fegato
  • rosso – sud – fuoco – cuore, intestino tenue
  • giallo – centro – terra – stomaco, milza

Dai cinque colori primari dell’ obangsaek (오방색) ne sono poi stati ricavati altri cinque secondari: verde, azzurro, rosa, sulfureo e porpora.

Da i cinque colori primari ne sono stati ricavati altri cinque secondari.

Come si può vedere della foto successive, questi colori hanno trovato molte applicazioni nell’arte, nella cucina, nell’abbigliamento tradizionale e molto altro.

Gli elementi di arte tradizionale coreana fanno uso quasi esclusivo di colori dell’obangsaek (오방색).
Il bibimbap (비빔밥), popolare piatto coreano, si dice che rispecchi l’obangsaek (오방색) .
L’hanbok (한복), l’abito tradizionale coreano, ha spesso le tinte dell’obangsek (오방색).
Anche la dancheong (단청), la decorazione tradizionale degli edifici coreani, sfrutta proprio i colori sopra descritti.

Anche la bandiera della Repubblica di Corea, detta Taegeukgi (태극기), racchiude le tonalità sopra descritte. Per maggiori informazioni vi invitiamo a leggere questo articolo a riguardo.

Taegeukgi (태극기)

Viola

Antonio Corea – Il primo coreano in Italia

“Uomo in hanbok”, Rubens, 1617 ca.

È risaputo che la Corea non abbia intrattenuto relazioni con paesi occidentali fino ad epoche recenti. Ci si potrebbe dunque chiedere chi sia stato il primo coreano ad aver messo piede in Italia. Forse oggi abbiamo una risposta a questa domanda: Antonio Corea (in coreano: 안토니오 꼬레아).

Ma chi era Antonio Corea? Si trattava probabilmente di un soldato che aveva combattuto nella Guerra di Imjin (1592-1598), dovuta ai tentativi di conquista giapponese in Corea, e che aveva perso la propria libertà a causa delle iniziali sconfitte coreane.

Per questo motivo fu probabilmente portato da schiavo a Nagasaki, dove fu comprato come tale dal mercante fiorentino Francesco Carletti (1573-1636). Fu quindi il suo nuovo padrone a battezzarlo con il suo nome italiano. Purtroppo, non sapremo mai il suo vero nome coreano.

Antonio seguì quindi il mercante per tutto il suo avventuroso viaggio per arrivare in Italia, dove probabilmente passò il resto dei suoi giorni da uomo libero, una volta che il Carletti lo lasciò andare.

Si dice che sia dovuto a lui il cognome “Corea” diffuso nel piccolo paese di Albi, in provincia di Catanzaro, dove si tramanderebbero anche alcune usanze di origine coreana. Un programma televisivo coreano è persino andato in Calabria per seguire le tracce di Antonio, rappresentato come la prima vittima dell’imperialismo giapponese, capostipite di tutti i coreani costretti a lasciare la patria.

La figura di Antonio sembra molto più popolare in Corea rispetto all’Italia, dove invece è pressoché sconosciuto. Non solo, ma in occasione dei 130 anni delle relazioni diplomatiche tra Corea e Italia nel 2014, si è tenuto un evento per commemorarlo, come primo coreano in Italia, ricordando la sua condizione di vittima dell’imperialismo giapponese. All’evento era presente anche un’associazione impegnata nell’introduzione della sua storia nei libri scolastici.

Commemorazioni di Antonio Corea per l’anniversario dei 130 anni delle relazioni Italia-Corea.

È sicuramente necessario ricordare inoltre che l’uomo ritratto dal pittore fiammingo Rubens in “Uomo in hanbok” (1617 ca., visibile all’inizio dell’articolo), pare fosse conosciuto proprio come Antonio Corea. Nonostante non ci siano sufficienti prove per dire che si tratti della stessa persona, tale ritratto continua ad essere associato alla figura di Antonio.

Il ritratto di Rubens alle commemorazioni di Antonio Corea.

Speriamo con questo articolo di avervi raccontato qualcosa di nuovo, di inaspettato e di piacevole stimolando la vostra curiosità. Crediamo che conoscersi e scoprire una storia comune, anche attraverso piccoli aneddoti, sia il primo passo verso un percorso che possa portare a instaurare più solidi e duraturi rapporti tra il nostro paese e la Corea.

Viola

Fonti: